La chiesa parrocchiale di Villasor, al centro del paese, è dedicata a S. Biagio Vescovo. La sua costruzione risale alla prima metà del 1500 ed il primo impianto è in stile gotico-aragonese di cui conserva alcune cappelle e il portale principale. Nel tempo la parrocchia ha subito diverse trasformazioni. L'impianto originale era in forma tardogotiche catalane. L'aspetto attuale è il risultato degli ultimi restauri avvenuti tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, che l'hanno trasformata in stile tardobarocco. La facciata conserva il portale gotico con i capitelli e l'arco ogivale, sopra il quale è riemerso il rosone che fu tamponato per ottenere una finestra più ampia. La facciata termina con un timpano triangolare in stile neoclassico. La torre campanaria è a canna quadrata e alta circa 18 metri. Nelle celle vi sono cinque campane, la più grande reca la data 1606. Una risale al 1918 e due al 1701. Ai lati della chiesa sorgono le due case parrocchiali, quella di sinistra è oggi l'oratorio dei ragazzi. Quella a destra è del 1930 ed la residenza dl parroco. Accanto sorge l'oratorio della Confraternita della Madonna del Rosario realizzato nel 1680, come riposta la scritta alla base della croce.
Interno. La chiesa è a croce latina e presenta quattro cappelle per lato. La navata centrale è voltata a botte, all'incrocio col transetto una grande cupola su tamburo ottagonale realizzata alla fine del 1700. L'edificio è diviso in tre navate, ha tre cappelle per lato, due nei transetti e altre due in linea con il coro. La prima cappella a sinistra conserva le forme gotiche con volta a crociera e gemma pendula decorata con un motivo floreale; nella stessa è custodito il fonte battesimale del 1724 realizzato da Pietro Mulciano in marmi policromi. Nel transetto sinistro vi sono due antiche cappelle gotiche, le cui arcate sono state riportate in luce nei restauri degli anni Ottanta. La gemma pendula rivela che era la cappella dedicata al Crocifisso. Nel pavimento ci sono le lastre delle sepolture utilizzate dai devoti. Anche i capitelli sono ricchi di decorazioni e di cherubini. Il presbiterio è elevato rispetto al piano della navata centrale con l'altare maggiore e la balaustra in marmi policromi realizzato da Domenico Andrea Spazzi intorno al 1760. Il paliotto che riposta in un ovale la figura di San Biagio è opera del Mulciano. La nicchia che contiene la statua lignea del Patrono è realizzata da Domenico Franco del 1801. Dalla cupola pende un grande lampadario d'argento del XVII sec. Nel transetto dietro si trova l'altare di San Pietro. Le cappelle di destra presentano altari in marmo. La quarta è dedicata a Sant'Efisio. Il paliotto riporta la data 1747 e due stemmi della città di Genova, ma pare non fosse destinato alla chiesa di San Biagio. La terza cappella è dedicata alla Madonna del Rosario. Infatti, il paliotto ha un bassorilievo raffigurante la Vergine del Rosario. La nicchia nella quale si trova è stata realizzata da Domenico Franco nel 1806. La seconda cappella è quella del Madonna del Carmelo e dello Scapolare. Di particolare bellezza è la prima cappella in forma tardo-gotica con volte a crociera e gemma pendula. I capitelli sono decorati con figure vegetali e ospita la Vergine Dormiente. Tutti gli anni, nel giorno a lei dedicato, il 15 agosto, viene portata in processione con la sua lettiga. L'acquasantiera di destra è in marmo del 1800, quella di sinistra, più elegante, è in marmo bianco realizzata tra la fine del XVI e gli inizi del VII sec.
Il patrono. La chiesa è dedicata al santo vescovo Biagio, un santo di origine orientale. Medico di origine armena e vescovo della città di Sebaste nel IV secolo, era anche considerato santo guaritore. Ancor oggi egli è invocato contro il mal di gola, perché salvò un ragazzo cui si era conficcata una lisca di pesce nella trachea. A questo miracolo allude il rito tradizionale della benedizione dei ceri incrociati sulla gola dei fedeli che si svolge il giorno della sua festa, il 3 febbraio.
Francesco Virdis, Arte e Architettura civile e religiosa a Villasor, Serramanna 3ESSE, 2010.
All'interno della chiesa sono nove altari (ma sappiamo che nel 1778 erano ben tredici), tra cui spiccano quello maggiore in marmi policromi ad intarsio, l'altare dedicato alla Madonna del Rosario nella cappella appartenuta all'omonima confraternita, e l'altare dedicato a S. Efisio, ove si trovano due scudi gentilizi, che riportano la data del 1747, provenienti dalla demolita chiesa cagliaritana di San Francesco a Stampace. Sono, inoltre, presenti alcune pregevoli statue lignee, tra le quali una di San Biagio del XVI secolo, una di S. Efisio del XVIII secolo ed una di San Giuseppe.